RTD 2023 - Diario di viaggio: giorno 3
- by Guglielmo Niada
“Che sport di merda”.
Inevitabile pensarlo quando la pioggia è battente come solo in montagna sa essere, la strada sale e il gruppo ti stacca. Poi arriva sera, scendi dalla bici e rifletti su quello che hai fatto.
Passo Giau, Passo Tre Croci, Tre Cime di Lavaredo, partenza da Corvara e arrivo a Pieve di Cadore: roba da Giro d’Italia. Ma tu sei una persona normale, con un lavoro normale, con una vita normale. E allora come hai fatto? Ti chiedi mentre slacci gli scarpini. Ed è lì che subito realizzi: la goliardica competizione con l’amico rivale di sempre, la voglia di non cedere a un ginocchio che fa i capricci, la forza di affrontare il dolore fisico per superarne uno più profondo e intimo, che da un anno è sempre in agguato.
Ma questo spesso non è sufficiente: quando la voglia di dire basta è ormai pronta ad esplodere, ti basta alzare lo sguardo per vedere uno striscione con una scritta rossa che dice: “Forza Kannelloni”. A sventolarlo chi si è fatto quasi 300km per esserci, ma non per te, per quello che la maglia che indossi rappresenta. E allora come fai a dire basta. Ti alzi sui pedali e spingi un metro alla volta, un tornante alla volta, finché la giornata finisce, le nuvole si diradano e le Dolomiti ti salutano con un arcobaleno che illumina il cielo.
E quando ti sdrai finalmente a letto per riposare, non puoi che sorridere. “È uno sport di merda, ma che meraviglia”.